domenica 4 settembre 2011

Benvenuti alla Manzoni


Caro amico ti scrivo, e non mi rivolgo ai primini che l’anno prossimo entreranno alla Manzoni, quelli non mi ascolterebbero. Ma ai loro genitori.
Io ho solo un anno di Manzoni alle spalle, ma è il primo e per questo credo sia il più importante. Questo è il blog dell’associazione genitori che in questi anni ha cercato di fare qualcosa per migliorare la scuola (l’associazione non il blog che è nato da poco).
Ci sarà tempo per sapere cosa succede alla Manzoni, ma quello che mi preme oggi è raccontarti il mio primo anno. Magari può esserti utile.
Il mio racconto, anzi il nostro perché la mia compagna la vicenda l’ha vissuta ancora più intensamente di me, serve solo come testimonianza, non ha valore assoluto. Perché noi abbiamo avuto qualche problema in prima, ma qualcuno mi ha raccontato che ce l’ha avuto in seconda e altri addirittura in terza.
Una cosa credo di avere capito ed è anche l’unica: la guardia deve rimanere sempre alta.
Siamo entrati (perché in realtà ci siamo entrati in tre non una sola) alla Manzoni convinti e contenti. Il nome a Milano è ancora una garanzia e io avevo ricordi familiari che rafforzavano il prestigio della scuola.
Il primo giorno me lo sarei aspettato diverso. Pensavo esaltassero la scuola facessero leva sull’orgoglio di fare parte di una cerchia ristretta e invece i prof. hanno fatto la faccia cattiva, hanno messo l’accento sulle regole (uso dei telefonini, educazione) che davo per scontate. Però scontate forse non lo sono e loro hanno preferito piazzare subito dei paletti. Ma sembrava avessero paura delle new entry. E’ che forse ne hanno viste tante.
Mi ricordo il professore dalla voce tonante che ha cercato un po’ di terrorizzare i nuovi arrivati, ma si capiva lontano un miglio che era un bluff. Infatti, durante l’anno “gridando adelante” (De Gregori) se li è portati dietro felici. Loro sono un po’ comunisti, lui no ma vanno d’amore d’accordo e già questo è un bell’insegnamento. 
Poi è iniziata la scuola e qualche problema, eufemismo, è arrivato.

La difficoltà principale è emersa immediatamente. Qualcuno, molti, non sa studiare, non ha un metodo di studio. “Se potessimo dargli il kit del metodo di studio quando arrivano lo faremmo immediatamente”, mi ha detto un professore.  
Ma il kit non c’è e la scuola, almeno rispetto a quella che ho fatto io, mi è parsa subito più dura. Soltanto che la ragazza non era preparata, le sue medie erano state un po’ molli, e abbiamo dovuto spiegarle che lo studio va fatto giorno per giorno che non si accumulano pagine e pagine di storia o di qualsiasi altra materia per fare la corsa quando c’è la verifica.
Ha reagito bene, ma il francese fatto bene alle medie ha retto e l’inglese, fatto meno bene, ha mostrato subito le sue lacune. Questo per dire che, soprattutto per le lingue, i difetti si vedono subito.
A novembre è arrivata la convocazione per il colloquio. Benedetta perché è il segnale che la scuola segue bene gli studenti, maledetta perché il colloquio è riservato a quelli che vanno peggio.
Io ho molto rispetto per il lavoro dei docenti, ma devo confessare che mi sono girate abbastanza. Non sopporto questi incontri. Come genitore mi sento sempre in una posizione d’inferiorità, devo dimostrare di essere attento e scrupoloso (infatti ci siamo presentati tutti e due per mostrare la solida compattezza della famiglia), attento a non difendere la figlia se no passi per quello che non collabora.
Comunque è andata bene nel senso che la prof. ha avuto un atteggiamento normale.
La scena si è ripetuta anche nel secondo quadrimestre e alla fine una materia ce la siamo portati a casa. Succede. Però siamo contenti.
La scuola ha dei difetti, ma la sede unica potrebbe eliminarne alcuni, i problemi non mancano e i professori non sono tutti bravi e simpatici. Però io ho visto crescere mia figlia, ho capito che ha imparato e anche le tre settimane all’estero, molto diverse dalle solite vacanze-scuola che aveva fatto in precedenza, le hanno permesso di migliorare il suo inglese.
Di certo c’è che nulla è gratis. Per lei e la famiglia.
Buon anno scolastico. Abbiamo tutti bisogno del tuo contributo.  
Luigi  
   

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