lunedì 28 marzo 2011

Genitori-docenti: la Manzoni scardina le regole

L' accusa dei docenti: «I genitori rifiutano gli insuccessi dei figli»

Le famiglie: basta con i prof intoccabili


Spazi, ruoli, confini. È la lezione da studiare per tutti, studenti, professori, genitori, dirigenti. A scuola e a casa si discute di questo dopo il terremoto del caso Parini, lo storico liceo classico dove una prof ha dichiarato di lasciare la cattedra per le pressioni di «genitori urlanti».

Al liceo di via Goito è scattata l' istruttoria, con tanto di ispettore del provveditorato. Ma lo scontro non è soltanto al Parini. «Mamme ingombranti. Che rifiutano gli insuccessi dei figli», accusano tanti docenti.

«Professori comunque intoccabili», lamentano gli altri. Andrea Benaglia, per trent' anni prof di latino e greco al ginnasio del Berchet parla di atteggiamento a volte adolescenziale da parte dei genitori: «Noi siamo chiamati a dare un giudizio sui loro figli, che non è sulla persona, è sulla prestazione. Ma quando il giudizio non è quello che si aspettano molti genitori lo rifiutano e attribuiscono la responsabilità a noi. La via d' uscita è il dialogo ma è difficile se c' è pregiudizio, da parte di entrambi».

Hanno scardinato le regole al liceo linguistico Manzoni. Lì i professori le pagelle le danno e le prendono: dagli studenti, dalle famiglie e dal preside. «I ragazzi alla fine dell' anno ci danno tre voti, su come spieghiamo, come valutiamo e sul rapporto umano. E un voto ci arriva anche dai genitori», racconta il prof di informatica Pierluigi Maruca, che l' anno scorso se l' è cavata con la media del 7 (voto dei ragazzi) e dell' 8 (voto dei genitori).

Quest' anno alla Manzoni il test-pagella introdotto l' anno scorso si ripeterà, il consiglio dei docenti si è espresso ancora a favore. «È importante che il professore sappia come viene percepito», dice il preside Giuseppe Polistena.

Di diversa opinione il collega dello scientifico Vittorio Veneto, Michele D' Elia: «Nessun giudizio ai nostri professori, devono lavorare tranquilli. E senza invasioni di campo da parte delle famiglie. Il ruolo dei presidi? Dobbiamo essere molto presenti a scuola e mettere paletti severi per tutti. E ascoltare sempre, per primi i ragazzi».

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