giovedì 24 novembre 2011

Il lavoro e i giovani. Una lunga attesa


Per tirarci sul il morale vi segnalo questo articolo del Sole che racconta della lunga attesa dei nostri ragazzi per trovare un lavoro.
saluti
Luigi


Faticano il doppio rispetto ai coetanei stranieri per entrare nel mondo del lavoro e quando riescono a conquistare un posto (spesso a termine) lo stipendio non arriva a 8oo euro al mese.
Le nuove leve alla ricerca di un impiego restano in panchina a lungo: oltre un anno nel 44% dei casi, secondo un`elaborazione del centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore, che evidenzia per gli under 25 un tasso di disoccupazione del 28% contro il 7% dei colleghi più maturi. Valori da tempo oltre la soglia di allarme: gli interventi - urgenti - del nuovo Governo guidato da Mario Monti partono da qui. «Le prospettive dei giovani - ha detto il premier nei suoi discorsi al Parlamento - sono la finalità di tutta la nostra azione: con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da una realtà duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di assicurazioni in caso di disoccupazione».
La frattura tra generazioni è evidente sullo scenario internazionale: l`Italia è penultima tra i 33 Paesi Ocse nel ranking del "Labour age gap",indice che misura il divario esistente tra gli under25 e tutti gli altri lavoratori nella corsa a un`occupazione.
L`indicatore può assumere valori da zero a mille: più il punteggio si avvicina al massimo, più le condizioni di partenza tra i candidati a un posto sono egualitarie. «In Italia - spiega Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani - i giovani sono penalizzati il doppio rispetto alla media Ocse e quasi il triplo nei confronti della Germania».
Il nostro Paese, con 274 punti su mille, risulta infatti ben al di sotto della media generalepari a 508, ma anche al valore europeo (470). In testa alla classifica si collocala Danimarca (698 punti), seguita dall`Olanda (691) e dal Canada (676). Tra i nostri "vicini" la Germania è al settimo posto (607), la Spagna al 22°(4i6) e la Francia al 24°(401).
«Gli italiani entrano nel mondo del lavoro a un`età molto più avanzata rispetto ai colleghi europei commenta Emilio Reyneri, ordinario di sociologia del lavoro all`Università Bicocca di Milano - e anche i titoli di studio elevati spesso non rappresentano una carta in più per trovare un impiego, perché molti ragazzi si laureano fuori corso».
«Le forme contrattuali appli- cate - aggiunge Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all`Università Bocconi spesso non sono coerenti con l`attività effettivamente svolta, con bassi stipendi che impediscono di staccare il cordone ombelicale dalla famiglia d`origine:
il risultato è una svalutazione dei talenti e un progressivo impoverimento di lavoro qualificato per le nostre imprese».
Per eliminare - o quanto meno abbassare - le barriere all`ingresso di un mercato sempre più avaro di opportunità per gli under 25, gli esperti individuano alcune direttrici, all`interno di un contesto in cui flexsecurity e contrattazione aziendale sono obiettivi su cui il nuovo Governo intende discutere con le parti sociali. «Dall`inizio della crisi - osserva Del Conte sono state investite enormi risorse per conservare i posti di lavoro, ma poco è stato speso per i giovani: in questa fase le somme inutilizzate perla cassa integrazione, fortunatamente in calo, dovrebbero essere dirottate per creare un fondo straordinario per finanziare sgravi contributivi, senza distinzione tra settori, per le aziende che assumono ragazzi fino a 29 anni».
Secondo Michel Martone, giuslavorista alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione, «I`Irap è un terreno su cui lavorare: per aumentare le assunzioni si dovrebbe togliere dal calcolo della base imponibile il costo dei contratti dei giovani».
Un`altra strada porta all`apprendistato: «La legge di stabilità - aggiunge Martone azzera i contributi per le microaziende che assumono apprendisti nei primi tre anni: per aumentare l`appeal di questa formula si potrebbero estendere ulteriormente le esenzioni».
Pensa invece a"bonus"all`aumento della dimensione delle imprese Reyneri: «Lo slogan piccolo è bello non vale più: se aiutiamo le aziende a crescere, sarà più facile anche l`inserimento di giovani». È sul gap formativo che infine si concentra Maria Luisa Bianco, ordinario di sociologia all`Università del Piemonte orientale: «Bisogna innalzare il capitale umano degli under 30 investendo risorse mirate nella formazione professionale, nella scuola e nell`università.
E’ velleitario mettere mano al funzionamento del mercato del lavoro se i giovani nel loro complesso continueranno a soffrire del deficit attuale di scolarità: per uscire dalla crisi bisogna partire da qui».

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