venerdì 8 luglio 2011

Il lavoro lo trova la scuola

Questo è un articolo del Sole 24 ore che spiega le novità del collocamento che riguardano anche le scuole.
Si tratta di un provvedimento che riguarda soprattutto gli istituti tecnici, ma al quale dovrà adeguarsi anche la Manzoni.  



Il lavoro lo trova la scuola

Dopo la liberalizzazione Istituti secondari pilastro del collocamento. Le modalita tecniche saranno fissate in un decreto Previste multe da 2mila a 12mila euro per le strutture che non si adegueranno

Il collocamento apre alle scuole superiori, che dovranno pubblicare sui propri siti internet i curricula degli studenti all'ultimo anno di corso. L'obiettivo della norma, contenuta nella manovra di Tremonti approvata giovedì scorso dal Consiglio dei ministri, è allargare le opportunità di accesso dei giovani al mercato del lavoro. Una novità che rischia però di creare non pochi problemi agli istituti scolastici, alle prese con una progressiva riduzione di risorse e un nuovo taglio del personale amministrativo, di circa 14mila unità (14.166, per la precisione) al prossimo 1° settembre. Senza considerare poi, attaccano alcuni presidi, che non tutte le scuole posseggono un proprio sito internet: la spesa in media è di circa 400-500 euro e senza addetti di segreteria che lo aggiornano sarà difficile far decollare la novità contenuta nella manovra. Il curriculum infatti dovrà essere visibile a tutti e consultabile gratuitamente dall'azienda, fino a un anno dopo il conseguimento del titolo di studio. Unico obbligo richiesto a preside e segreteria è il conferimento dei curricula a «ClicLavoro», il portale pubblico del ministero del Lavoro nato circa un anno fa per favorire l'accesso ai servizi per l'impiego erogati sul territorio nazionale. Le modalità tecniche saranno definite da un decreto ad hoc, ma se non ci si registra alla borsa continua nazionale del lavoro fioccano multe pesante: da 2mila a 12mila euro. «La novità è positiva», sottolinea Massimo Di Menna della Uil Scuola, che invita ora viale Trastevere «a sgravare le scuole da tutte quelle attività amministrative inutili e ripetitive». La nuova norma sarà applicata soprattutto dagli istituti tecnici e professionali (alcuni in parte già lo fanno), molto meno dai licei, visto che l'80% dei maturati prosegue negli studi universitari. Nei curricula poi saranno riportati probabilmente solo i risultati scolastici: «Ma non è detto che un buon voto a scuola possa poi essere utile all'azienda nel selezionare la risorsa giusta», sottolinea Daniele Checchi, ordinario di economia dell'Istruzione alla Statale di Milano. «Un voto dato in classe - spiega - ha finalità formative e didattiche e non certifica certo il possesso di specifiche competenze che invece tende a ricercare l' impresa». Tuttavia, aggiunge Checchi, le scuole potranno utilizzare la pubblicazione su internet dei curricula degli studenti anche per racimolare qualche soldo in più. In che modo? «Fornendo ai clienti un servizio aggiuntivo, per esempio selezionando i migliori curricula, in formato europeo, e con più informazioni sul ragazzo, e facendosi pagare queste informazioni».

Ma non ci saranno solo le scuole tra la platea di soggetti che entreranno nel mercato del lavoro dalla porta principale. Vale a dire, attraverso la liberalizzazione del collocamento. La nuova normativa riscrive l'articolo 6 della legge Biagi, recependo alcune novità introdotte dal collegato Lavoro approvato dalle Camere a novembre scorso. In sintesi, si autorizzano a svolgere attività di intermediazione: università, pubbliche e private, comuni (anche in forma associata e comunità montane), le camere di commercio, le associazioni sindacali e datoriali. E ancora: i patronati, gli enti bilaterali, le associazioni senza fini di lucro, l'Enpals, i siti internet no profit e un apposito ente dell'ordine nazionale dei consulenti del lavoro. «Il Governo agisce in modo scomposto», attacca l'ex ministro del Lavoro e ora deputato Pd, Cesare Damiano: «Moltiplica le forme di lavoro precario e al tempo stesso aumenta le istituzioni che dovrebbero combatterlo». L'intervento dell'Esecutivo, replicano da via Veneto, arriva in un momento in cui la disoccupazione giovanile ha toccato il suo apice e cerca di porvi un freno. Tra il 2008 e il 2010, secondo gli ultimi dati Istat, nella fascia d'età tra i 18 e i 29 anni il tasso di occupazione è calato di circa sei punti percentuali, scendendo al 42 per cento. E in più con i ragazzi che scontano grosse difficoltà di accesso al lavoro. Per poco più di un giovane su due (il 55%) la prima occupazione arriva attraverso le segnalazioni di parenti o amici e i canali formali non professionali, vale a dire richiesta diretta a un datore di lavoro, inserzioni sulla stampa e utilizzo del web, sono utilizzati rispettivamente dal 16% e dal 6,8% dei ragazzi.

L'aver liberalizzato il sistema del collocamento mira anche a raddrizzare una debole e velleitaria gestione del mercato del lavoro. Tra pubblico e privato infatti l'intermediazione in Italia (dati Cnel) non supera in media il 4%-5%, contro il 10%-30% dei principali Paesi europei e la percentuale di ingressi favorita dai centri per l'impiego e dalle agenzie per il lavoro interessa poco meno del 5% del totale dei giovani. In chiaroscuro pure il placement degli atenei: quasi tutti (il 95%) pubblicano sul sito il curricula dei propri iscritti e nel 92,1% dei casi (dati Adapt e Cnvsu) attivano stage e tirocini. Ma poi i "post laurea" si fermano a quota 5 su 100 laureati e solo il 38,2% delle università dichiara di aver attivato servizi di accompagnamento in azienda.

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